LA ROMAGNA DELL’800: UN TRISTE CAPITOLO
ROMAGNA DELL’800: UN TRISTE CAPITOLO
“Caduto Cesare Borgia, la Romagna ritornò sotto il dominio dello Stato Pontificio dal XVI al XVIII sec.
Le povere persone delle campagne vivevano in miseria fra carestie, peste e malattie, in una terra che, al tempo, non era ancora stata bonificata e che per gran parte era acquitrinosa e boschiva; ciò nonostante, questi contadini vennero ulteriormente assoggettati a grandi restrizioni e a divieti che li obbligava sempre più all’isolamento solo per il timore che, parlando fra loro, fomentassero il malcontento.
A tale scopo gli “Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni delle classi agricole” del 1881, fra l’altro proibì le feste che si tenevano nelle case di campagna per la mietitura, la vendemmia o la macellazione del maiale; vietò i ritrovi nelle osterie o nei luoghi pubblici, di recarsi nelle case altrui; venne vietato il recarsi in città tranne che per il capofamiglia (l’azdor o arzdor) il quale poteva andare al mercato ma solo per i primari bisogni. I contadini non potevano sposarsi o avere figli senza il permesso del padrone, non potevano neppure vestire con abiti non adeguati al loro stile di vita; non potevano aiutarsi gli uni agli altri durante la vendemmia o la mietitura o per la raccolta dei frutti; ecc..
Tenuti così, nell’isolamento e nell’ignoranza, i contadini non si accorsero dei cambiamenti che avvenivano con l’avvento di Napoleone; furono testimoni del passaggio delle truppe Austriache, dei Borboni e dei Savoia che rubando bestie e cibo non fecero altro che peggiorare la loro situazione il che portò alla convinzione che la rivoluzione era solo opera del male e non serviva, anzi recava ulteriore danno.
Per la prima volta ci fu il reclutamento obbligatorio e per questo motivo molti contrari, fuggirono e si diedero alla macchia, nacquero così, nuovi briganti.
Mazzini, la Carboneria, i moti rivoluzionari aprirono nei cuori nuovi sentimenti; coi trattati diplomatici coi Savoia, con le insurrezioni popolari si costituì il Regno d’Italia.
Con la sconfitta di Napoleone venne restaurato lo Stato della Chiesa e fu proprio in questo periodo che si fece notare il “Passator Cortese” alla nascita Stafano Pelloni, un brigante la cui figura venne idealizzata, nacquero storie e leggende – ma di questo personaggio ne parlerò in un altro racconto – tornando alla storia delle nostre campagne neppure in questo periodo vennero effettuate bonifiche o migliorie.
Solo alla fine dell’800, con l’Unità d’Italia, la Romagna vivrà nuove condizioni e cambiamenti a favore della classe rurale e furono queste migliorie che videro la fine del brigantaggio.”
Questo breve sunto di storia (che rappresenta un capitolo di vissuto storico straricco) può rendere solo una minima idea di come hanno vissuto i nostri avi, delle difficoltà, umiliazioni, delle disperazioni e fatiche, del sudore e del sangue che ha bagnato i solchi delle campagne, ora splendide e generose, ma sempre lavorate col grande cuore che contraddistingue il vero Romagnolo.