la fata Nerina
Si narra che le Fate delle Alpi di Vaud fossero fanciulle brune e belle , di una bellezza
orientale dalle tinte calde.
Diversamente delle altre ammaliatrici alpine, esse erano vestite di neve candida
e leggera, che mandava bagliori coi colori dell’iride intorno alle
loro figure snelle.
Una delle più belle leggende su quelle brune divinità è nota in tutta la valle degli Ormonts,
attorno alla Torre d’Ai’, alta rupe che sorge a poca distanza dal piccolo lago d’Ai’.
Sulla parte settentrionale della Torre, esiste una grotta oscura, chiamata la Barma delle Fate d’Ai’.
La leggenda narra che nei tempi che furono, una
bella fata, di nome Nerina, s’innamorò perdutamente di Michele,
un giovane pastore già fidanzato con Salomè, una ragazza bionda del suo villaggio.
La fata seppe affascinarlo con la
sua bellezza, e mentre discorrevano insieme, Michele le confidò
di quanto fosse difficile avere la felicità sulla terra
così Nerina promise al giovane di fargliela trovare.
Con un cenno della bacchetta magica trasformò una rosa delle Alpi
in un roseo carro alato trainato da centinaia di rondini, giunte improvvisamente
intorno alla fata e legate al carro con fili d’oro.
Il giovane Michele e la bella e soave bruna fata delle Alpi di Vaud,
seduti l’uno accanto all’altra, furono trasportati in una vertiginosa corsa sulle Alpi.
– Ancor oggi i montanari raccontano di questo incredibile e meraviglioso viaggio –
Sotto le ruote d’oro del carro sfilavano cime innevate e burroni profondi,
valli solcale da argentei fiumi e ghiacciai scintillanti al chiarore della luna
e ancora quanto di più bello si potesse vedere.
Nerina, con l’abito bianco di neve, coi capelli bruni cosparsi di stelle d’oro,
era raggiante a lato del giovane pastore, il quale, nonostante tutto,
non trovava la felicità promessa; pensava alla bionda fidanzata ed al suo
villaggio natio, che in quell’ora notturna, non riusciva a distinguere fra le pareti dei monti
e questo lo faceva soffrire terribilmente,
tanto che, non potendo più reggere al dolore, chiese alla fata di ritornare alla sua montagna
poiché non esisteva altra cosa al mondo che potesse recargli maggior felicità.
La fata Nerina, con una tristezza profonda nell’anima, comandò alle rondini di tornare indietro.
Michele si sposò con Salomè e visse in pace nel casolare ove erano vissuti i padri suoi.
– Gli alpigiani sottolineano, con questa leggenda, il forte amore che li unisce alle valli natie,
legame indissolubile e ardente. –
E Nerina? Pare che dalle lacrime sue nacquero dei fiori soavi,
dalle mille sfumature di rosa, delicati ma forti, appunto, le “nerine”.
Tratto da : Legendes des Alpes Vaudoises. Leggende delle Alpi